Sinfonia Dante

una sinfonia multimediale sulla Divina Commedia di Dante

da un’idea di Massimiliano Génot

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Massimiliano Génot e Massimo Viazzo

elaborazione drammaturgica ed esecuzione pianistica

Mario Brusa / Antonio Villella voce recitante

Venceslao Cembalo immagini e regia

Donato Canosa aiuto regia e montaggio

Marinella Pensotti maestro collaboratore

Coro di voci bianche e coro femminile della Scuola Comunale di Musica “F.A. Vallotti”

Franz Liszt accarezzava l’idea di “sonorizzare” la Divina Commedia fin dal 1837 durante il suo soggiorno sul lago di Como. Stava maturando un progetto ambizioso: si trattava di una grande pagina sinfonica che avrebbe dovuto rappresentare la base sulla quale realizzare uno spettacolo, diremmo oggi, multimediale, con musica, poesia e l’uso della lanterna magica per le proiezioni delle scene dalla Divina Commedia di Bonaventura Genelli. Il progetto multimediale non trovò mai una sua concreta e soddisfacente realizzazione e l’opera ritornò nella normale programmazione delle stagioni di concerto soltanto come brano musicale.

La versione che è stata presentata in prima nazionale al teatro Sociale di Pinerolo il 31 gennaio 2012 riprende i fili di quel sogno interrotto. Disposta una “farcitura” dell’opera originale, di ispirazione medievale, Massimiliano Génot e Massimo Viazzo, in corrispondenza delle giunture della composizione, hanno scoperto varchi idonei alla recitazione di episodi della Divina Commedia e alla proiezione di brevi cortometraggi.

La scelta non è stata arbitraria: si è partiti da alcuni versi che finora erano fruibili solo dai musicisti sotto forma di minuscola citazione sotto le melodie dello spartito a stampa.

Al regista Venceslao Cembalo sono state assegnate aree di recitativo musicale sulle quali far scorrere stacchi cinematografici provenienti dal repertorio del film muto del primo Novecento di rara visione, come il film “Inferno“ (1911) di De Liguoro. Il Purgatorio è accompagnato da alcuni episodi tratti da “ Miracolo a Milano” (1951) di Vittorio De Sica, da rarissimi filmati di una spedizione antartica del 1910, dal film “Uccellacci e uccellini “ di Pierpaolo Pasolini, e da altro prezioso materiale. Nel Magnificat finale, preludio alle gioie del Paradiso, è previsto l’intervento di due voci femminili, o di un coro di voci bianche, a coronamento di un’opera di grande impatto e originalità.

Un progetto audace, che decide di sfidare il potenziale creativo delle  professionalità coinvolte pur di creare un legame forte con la sensibilità contemporanea. Si è scelta la versione per due pianoforti, prevista da Liszt, assai più agile della versione orchestrale nel mettere in rilievo la modernità della partitura, le sue aspre dissonanze e il suo misticismo quasi preraffaelita.

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